Il 21 febbraio scorso, l’ITC (Teatro dell’Argine) di San Lazzaro di Savena è stato assieme al suo pubblico, palcoscenico di “I Giganti della foresta Equatoriale”, un progetto dell’artista Camerunense Stéphane Ngono, co-promosso dalla Mediateca di San Lazzaro di Savena e dal Comitato culturale Black History Month Bologna, in cui l’artista durante una performance musico-narrativa condivideva con noi la sua visione sulla deforestazione nel suo paese e sopratutto nell’area geografica occupata dai popoli Ekang, Bulu Betsi e Fang( ad Est del Camerun), regno di vaste foreste pluviali in cui grandi multinazionali ne sfruttano inesorabilmente le risorse causando la deforestazione e mettendo a rischio il futuro di questi popoli i cui mezzi di sostentamento e stile di vita ne dipende.
Infatti dalle indipendenze in Africa centrale, molti paesi dell’Africa sub-sahariana penano a disfarsi dei patti coloniali firmati con la Francia in cambio della loro autonomia politica, I cui accordi taciti prevedevano lo sfruttamento delle risorse del loro suolo ma anche del sottosuolo, di risorse minerarie allora già scoperte ed anche quelle recenti per una durata di almeno 100 anni automaticamente rinnovabile finché la Francia ne sentirà il bisogno. Tra queste risorse il legno non è escluso, secondo le statistiche globali del 2000, la Francia era già primo produttore del legno dell’Africa equatoriale e tuttora i dati non sono cambiati nonostante la concorrenza nel settore fatta dalla Cina. Qualche settimana ancora prima della catastrofe sanitaria globale dovuta al Covid 19 che ci ha fatto piombare nell’inerzia, tutti i media non parlavano di altro se non delle foreste in Australia andate in cenere. Prima ancora toccava alle foreste amazzoniche del Brasile. E un fenomeno mondiale che non può non avere conseguenze maggiori sull’ambiente e i costumi dei popoli che abitano quelle zone del Globo.
Stéphane Ngono si è rivelato ai nostri occhi non solo in quanto artista, ma anche come custode di tradizioni millenarie ed epopee tramandate a lui dal suo nonno che abitava queste terre prima di lui, che ha avuto la generosità di condividere con noi in un racconto musicato ricco di storia umana ma anche di rapporti di armonia tra l’Uomo e la natura, il primo badando al secondo e vice-versa nel rispetto di ognuno, dando cosi un significato profondo alla vita in tutte le sue forme. Uno degli insegnamenti che potremmo trarre da questo momento di condivisione intenso è che nonostante la diversità i popoli hanno molto spesso in comune i problemi esistenziali. Uno di essi, che “I Giganti della foresta Equatoriale” ha fatto emergere in questa occasione, è forse la minaccia d’estinzione dei Popoli Ekang dovuta all’azione predatrice dell’Umo sulla natura. Il che ci potrebbe aiutare a fare un parallelo sulla situazione vissuta qualche mese prima dagli autoctoni della foresta amazzonica e australiana.
Introduzione di Patrick Joel Tatcheda
All photos © Lorenzo Piano